Si dice spesso che quando si perde qualcosa, nel tentativo di ritrovarla il suo valore aumenti, che quando si cambiano abitudini giornaliere la quotidianità ci sembra estranea, che quando si trasloca una parte di noi rimane nella vecchia dimora, che quando si parte si ha sempre nostalgia di casa, che quando si incontrano nuove realtà si trovi sempre quel particolare che ti ricordi la tua.Siamo profondamente legati ad una sorta di consuetudini, tradizioni, usi e costumi, in maniera così forte da non riuscire, né a rendercene conto né a liberarcene. Sono in noi, che lo vogliamo o no, che ci piacciano o che le detestiamo, sono noi.È quasi difficile da spiegare a paro le quanto una persona si possa sentire legata alla propria terra, ai profumi della propria estate, ai freddi del proprio inverno, alle chiacchiere della gente della sua montagna; indubbiamente riuscirà a staccarsi, a viaggiare, per necessità o per volere, ma un effetto “boomerang” astratto lo porterà indietro a pensare al suo posto, alla sua casa, che sia un pensiero nostalgico o amaro non importa è pur sempre un pensiero. Siamo comunque parte di un tutto che teniamo unito, un tutto che formiamo e coloriamo delle sfumature più particolari, siamo intrinsecamente saldati alla nostra casa, alla nostra gente, alle nostre tradizioni.
Al di la di tutte le morali che possiamo costruirci, oltre ogni pensiero profondo che un tramonto o un’alba possono sensibilizzare, ognuno di noi sa che non troverà un altro posto al mondo che potrà definire “suo”, una casa, un pacchetto completo di abitudini, usanze, paesaggi visti e rivisti, chiacchiere fatte con le stesse persone sulle stesse panchine di sempre, le nonne che dai terrazzi vedono sempre tutto, il tuo posto, sì, il tuo, perché ce ne sono tanti ma quello è particolarmente tuo e lo sai, le tue notti di S. Lorenzo, il tuoi ferragosti, i celeberrimi funghi che fanno passare ogni male, le tue passeggiate senza meta, le sere che vorresti finissero il prima possibile, e quelle che se potessi non faresti finire mai, l’amica che c’è sempre stata la parte migliore di te, le feste quelle feste che sono come un minestrone di elementi, non importa l’età partecipi e basta, un bicchiere è sempre pieno anche per te. Le tue tradizioni, casa tua.
Noi, Baselica, un piccolo paese: siamo una di quelle che i cittadini definiscono “comunità minoritarie” di montagna, ma poi vengono a passare l’estate “al fresco”…
Le tradizioni sono particolarmente sentite, è uno dei pochi metodi che abbiamo per conservare la nostra identità.
A parte i funghi e la neve, anche se per molti sarà su un piano inferiore, abbiamo la nostra sagra: “la prima d’Agosto”, in onore della Madonna del Rosario, con grandi sforzi da parte di tutti ogni anno il primo week end di Agosto si festeggia da quando la persona più anziana qui ricordi, da sempre.
Ora come allora è sempre stato il pretesto di molte famiglie sparse in giro per diversi paesi di riunirsi, era l’occasione quasi usata come “scusa” per tornare a casa nella propria montagna, un appuntamento estivo al quale non si poteva mancare.
Cinquant’anni fa, una domenica di funzione, tanti emigrati che tornano a casa dai propri cari, i vestiti della domenica con i fruscii delle gonne e i fischietti degli uomini col cappello, i giovanotti che correvano per le strade facendo gare per chi avrebbe preso il premio più prezioso della cuccagna, la torta di patate, si faceva solo quella…si era in tanti, bastava poco.
2-3 Agosto 2014, cambiano i particolari ma non particolarmente, cambiano i numerosi volontari ma non la volontà, cambiano gli scenari ma non le morali.
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Due sere volate, tra la cucina e la piazza della chiesa, tra i dialetti di Baselica, Belforte, Tiedoli e del Borgo, che da quassù illumina l’orizzonte con le sue luci, tra inglese e francese provati ad essere adattati all’italiano e perché no, mescolati ad un dialetto. Tra le corse ai tavoli, alla cucina, dove c’è sempre il tuo “compagno di squadra” che con un particolare atteggiamento da nonna, ti tiene da parte un piatto di tortelli e due fette di salame, i bicchieri che hai offerto e quelli che ti sono stati offerti, il fumo delle griglie, il fresco vento del Molinatico che fa indossare la felpa anche in una delle notti calde di Agosto, stessa gente, stessa gente di sempre, ancora per due notti all’anno insieme, guardando il cielo di Baselica a ballare sotto le note degli Amici della Notte un liscio piuttosto che un moderno, chiamato moderno da molto tempo ormai.Eravamo in tanti, orgogliosi e gratificati di essere riusciti ad organizzare anche quest’anno una festa così..bella nella sua semplicità. Si, ho detto bella perché la era davvero nel suo insieme, tra i bambini che correvano da una parte all’altra della piazza, il signorotto con un bicchiere di romano e lo staff.
Insomma, non posso continuare a parlare di quanto una semplice sagra di paese possa essere cosi spettacolare, ma credo che ormai sia palese che ci tenga uniti e ancorati alla nostra tradizione, che ci faccia sentire a casa anche se la residenza è altrove, perché alla fine non puoi allontanarti tanto dalle tue radici. Quando nasci in montagna, la montagna è sempre casa tua.
Testi e foto di Serena Costa